Si parte con un anno interessante e complesso.
Tipicamente, se si è ben lavorato, Gennaio è il mese dove si valuta il livello di execution – la capacità di fare bene le cose – e si provano sul campo i piani e le idee e si aggiustano le direzioni per il futuro.
Eppure anche il 2023 sembra iniziare con un paio di presupposti, di focus che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso, che ha avuto molti ‘tormentoni’ nel business ma due in particolare ci hanno bonariamente perseguitato: resilienza e sostenibilità!
Essere capaci di crescere anche quando tutto sembra andare storto, essere resilienti è un’arte raffinata, o forse è l’ “equilibrio sopra la follia” di Vasco, è stata la parola chiave per costruire speranze durante e dopo il COVID, di fronte al non equilibrio sopra la follia di una guerra, è la bacchetta magica per risollevarsi dalle sabbie mobili di uno stallo economico globale.
Ma ci sarebbe un problema. Non si inventa, la resilienza, dopo che si è notato che i buoi sono ormai già belli lontani ed in altri pascoli, la resilienza – e le attività aziendali che in teoria potrebbero portare un’organizzazione ad essere resiliente – va ‘organizzata’ quando tutto scorre, placido e tranquillo, quando si ha il tempo di pianificare, quando si ha il tempo di vedere lontano, quando si ha la possibilità di lavorare verso la ‘sostenibilità’ del business.
Ed ecco qui l’altra parola, l’altra parte del gioco, l’alternativa dove puntare tutte le fiches. Sostenibilità.
Ma, aspetta, qui si apre un altro piccolo contenzioso. Di cosa stiamo parlando?
Sostenibilità è una qualità interessante, prende – per la nostra discussione – almeno due significati: sostenibilità a livello di prodotto ma anche sostenibilità a livello di sistema-azienda.
Ma la sostenibilità è un concetto chiave – in tutte le sue accezioni – e portante anche per il mondo delle MPMI, le micro e piccole medie imprese? Risposta ovvia: si.
Le MPMI sono - a pieno titolo - uno dei motori della società moderna, è in realtà un sistema complesso di interazioni tra aziende ed imprenditori che definiscono una parte sostanziale della struttura sociale – essendone protagonisti ed attori, è un sistema che guida sviluppi tecnologici, definisce stili di vita ed aspirazioni. Consideriamo che in Italia sono più di 4,1 milioni le micro imprese (meno di 10 addetti) a cui si aggiungono altre 200.000 PMI (da 11 a 249 addetti), complessivamente coprono il 99% del mercato imprenditoriale italiano.
Si può quindi dire che il sistema delle MPMI contribuisce – nel bene e nel male – a definire ‘le persone’ attraverso le scelte che compiono, vista la pervasività nel tessuto sociale delle nostre piccole imprese. Inoltre, ragionateci, ha una colossale catena di valore a livello planetario e, se ci si pensa bene, è uno dei driver se non il fattore scatenante tutto quanto vediamo sulla faccia della Terra.
Eccessivo? Non credo. Se ci pensiamo in maniera accurata, se riflettiamo profondamente ci rendiamo conto che tutto quanto sta succedendo, ovunque, è legato in gran parte alla volontà di sostenere, potenziare, proteggere o costruire un sistema molto granulare che permetta al singolo, e poi alla comunità più estesa di ‘consumare’, acquistare, comprare, sostituire, rinnovare il portafoglio di beni in possesso. Fare scelte.
Vero, ci sono le grandi aziende ed i grandi gruppi, ma è anche vero che il sentiment del mercato viene giornalmente sostenuto dai piccoli. Sono le piccole aziende che funzionano da sensori, sono i piccoli commercianti che sostengono la fiducia, è il rapporto tra umani che genera positività. Ricordate, più del 99% del mercato sono MPMI.
È quindi fondamentale che l’intero sistema sia affidabile, sicuro, resiliente ed, appunto, sostenibile.
Adesso, per completezza, una nota sulla prima parte del concetto di sostenibilità come parte del ‘cosa si vende’. Studi recenti – su un campione di 11.500 consumatori - sottolineano come più del 70% dei consumatori cambi le proprie abitudini per un ‘futuro più sostenibile’, oltre il 75% dei consumatori globali ritiene che la sostenibilità ambientale sia più importante oggi rispetto allo scorso anno e, eccoci qui, il 66% dei consumatori classifica la sostenibilità come uno dei primi cinque fattori alla base di una decisione di acquisto, rispetto al 50% dello scorso anno. Più del 65% dei vostri clienti ritiene la sostenibilità ambientale un fattore di scelta, sceglie voi ed i prodotti che vendete. Vi mette nella lista dei ‘buoni’ o dei ‘cattivi’.
È palese, qualunque sia il livello di mercato in cui l’azienda si inserisce, è bene iniziare a vedere questa ‘sostenibilità’ come parte integrante del modo di fare azienda. Punto.
C’è però un altro contesto in cui ‘sostenibilità’ diventa architrave e definisce il futuro del mercato, o della piccola impresa. Sostenibilità aziendale e di sistema. Sostenibilità del sistema di valore. Provo a spiegarmi meglio.
Si è molto discusso di come oggi il rapporto tra azienda e cliente sia molto orientato a creare un’esperienza memorabile, o per lo meno efficace ed efficiente (sia che si parli di retail o di business-to-business), che attivi processi di acquisto diversi dal passato, che suggerisca emozioni che vanno oltre il semplice soddisfacimento di un bisogno di base. Si è convenuto quindi che – per soddisfare questo nuovo concetto – ci sia necessità di creare un ecosistema di professionisti, aziende, conoscenze, valori ed abilità – anche di analisi - che esulano dalla singola azienda.
Qui, dal mio punto di vista, si consolida il concetto di sostenibilità che possiamo gestire, questo diventa ambito controllabile. Alla sostenibilità ‘planetaria’ possiamo giusto contribuire, sulla sostenibilità della nostra visione business possiamo sicuramente agire in maniera concreta, ed anche semplice e facilmente controllabile.
Sostenibilità in questo caso, sostenibilità nel tempo del modello di business implica quindi una volontà ed una capacità precisa di agire in tre modi – come suggerito anche da diverse società di consulenza direzionale: ascoltare e sentire – il mercato, non ci si trasforma se non per catturare opportunità, creare soluzioni facilmente adattabili e personalizzabili – perché ogni azienda è un mondo esclusivo, e puntare alla crescita – perché l’imperativo strategico delle aziende è fare profitto.
Quello che si prospetta in quei tre concetti chiave è un percorso ‘illuminato’ e pragmatico per gestire tempi sempre più complessi – e purtroppo ricorrentemente complessi.
Osservare in maniera oggettiva i trend sul mercato dove vivono i nostri clienti, capire quali sono i punti di incertezza principali, definire gli scenari che possiamo gestire con decisioni di business e scelte di partner corretti, questo è il primo passo. Usare – anche se si è una piccola realtà – la tecnologia (spesso già disponibile in azienda e non pienamente sfruttata), i dati e le informazioni in nostro possesso in maniera univoca, proprietaria ed efficace per provare ad ottenere una gestione operativa e finanziaria corretta, legata al mercato ed ai trend (appunto), ed imparare ad agire sui fatti e non sulle sensazioni e basta (o per lo meno non solo), per poi muoversi in maniera rapida, controllata, non da soli, seguendo informazioni precise, per trasformare idee e visioni in offerte e presenza sul mercato. Come il mercato chiede, dove lo chiede, quando lo chiede.
Se il sistema delle MPMI – come abbiamo discusso in maniera leggera – è uno degli agenti di trasformazione dominanti oggi, allora la grande sfida per questo segmento di aziende forse è quella di accettare il fatto che la complessità dei tempi in cui viviamo impone una scelta drastica ma al tempo stesso stimolante: diventare a prescindere dalle dimensioni aziendali ‘leader’ di sistemi di aziende, ottimizzare per recuperare e rafforzare efficacia e resilienza, innovare non per innovare ma per realizzare un modo nuovo ma comprensibile e sostenibile di ‘stare sul mercato’, col mercato in costante movimento.
Sostenibilità è adattamento ed evoluzione, è Darwin. Buona ricerca a tutti!